“Le attività mediche spettano solo ai medici”: Anaao e Cimo Fesmed si rivolgono alla Corte dei conti contro i nuovi incarichi per il personale sanitario previsti dal contratto del comparto

Per dovere istituzionale,
si riporta la nota oggi pubblicata su Quotidiano Sanità a firma dei maggiori sindacati medici ma non possiamo esimerci dal commentarla.
Ora, al la’ delle legittime rivendicazioni di ogni categoria professionale quando c’è un reale motivo, crediamo che l’articolo sia altamente confondente oltre che non veritiero nei fatti.
Mai, alcun Infermiere, ha mai creduto o pensato di assolvere a ruoli e funzioni non propri!!!
MAI ( perché la responsabilità e il loro ruolo lo conoscono molto bene)
Certo è che l’Infermiere oggi non è ciò che nel pensiero di molti professionisti appartenenti alla categoria medica, con la quale peraltro quotidianamente si condividono ‘spazi’ di azione in piena collaborazione e assunzione in proprio delle responsabilità sottese, rimane ancora come idea di un ‘collaboratore’, di un ‘aiuto’, di una figura ‘ausiliaria’.
La figura dell’Infermiere ‘ausiliario’ è superata da quasi 20 anni anche normativamente pertanto c’è da domandarsi se e quali siano i reali motivi di certe rivendicazioni.
La sicurezza del pz e la qualità delle cure in presenza di professionisti competenti e intellettualmente preparati dovrebbe infatti essere un valore aggiunto non giammai un problema.
I ruoli di queste figure sono a ns avviso netti e chiari, essi sono diversi ma profondamente complementari ma essi, si ‘intorpidiscono’ quando in nome di non chiare rivendicazioni come questa (sindacale non a caso), si tenta di arginare e mettere riparo alla ‘paura’ di perdere la riconoscibilità agli occhi dei pazienti.
Pessimo pensiero è evidente, contrario anche al buon senso che, anziché far bene ai pz, fa solo male!
È chiaro e palese allora che, ciò a cui si ’cerca’ di far riferimento nell’articolo è la reale possibilità che un professionista infermiere, con adeguate competenze e formazione specifica, possa oggi, e non solo da oggi, ricoprire ruoli di dirigenza e di vertice che, possono certamente far traballare o mettere ‘in pericolo’ posizioni considerate acquisite SOLO per status sociale.
Per carità, nel 2022 credere che un infermiere possa essere SOLO un infermiere con una laurea triennale è davvero anacronistico ma il mancato riconoscimento economico e di possibilità di carriera mostrano tutta la ‘forza dei tentativi repressivi’ di crescita.
Avere, oltre alla propria laurea specifica di base, altri studi ed esperienze e competenze non è una cosa rara per un infermiere, al contrario, oggi, molti posti di vertice in Italia, sono ricoperti da professionisti che, oltre ad essere Infermieri (con orgoglio diciamo noi), sono competenti, formati, capaci, con ottime capacità strategiche e di leadership che nulla hanno da invidiare ad altri professionisti.
Essere un buon Direttore o un Manager oggi non è ad appannaggio di una sola professione solo perché medica.
Si può essere infatti un ottimo medico ma un pessimo Manager o un pessimo Direttore, non è lo stesso anche per tutti gli altri ruoli?
Nel caso si parli di un Infermiere che ‘cresce’ questa è considerata una ‘invasione di campo’ indipendentemente da ciò che ha fatto o studiato o da quali titoli ha conseguito dopo la triennale !
È evidente che qualcosa c’è che confonde.
Oggi, un infermiere Professore Associato, Ordinario, Manager di Azienda, di Distretto, Socio Sanitario, Socio Assistenziale, non è più inusuale incontrarlo.
Vietare ad un professionista non medico la possibilità di crescere e ricoprire anche alti ruoli manageriali nascondendo tale divieto dietro ad un’ipotetica invasione di campo che riguarda la “gestione dei processi clinico-assistenziali e diagnostici” ci pare davvero assurdo.
Il percorso di cura è un processo in cui entrano tanti professionisti e non uno solo e ognuno porta con se le proprie responsabilità di analisi, dì valutazione, di azione.
Possiamo pertanto dire chi è a capo del processo?
No
Ognuno deve avere al centro il pz, ognuno ha una responsabilità specifica del proprio ruolo perché ognuno ha uno ‘specifico professionale’, ognuno deve lavorare con l’altro sulla base di protocolli e percorsi condivisi quindi, ciò che serve è GESTIRE e monitorare il processo di cura, chi può dire chi può farlo?
Per noi, ognuno dei professionisti coinvolti, deve avere il diritto di vantarlo.
Inoltre, così come non si nasce Direttore o Medico o Infermiere, per ricoprire un ruolo nessuno può improvvisare ma c’è bisogno di un curriculum esperenziale e alta formazione universitaria.
E allora, per concludere, riportiamo le parole di un grande Saverio Proia “…mi si consenta di evidenziare che comunque rimane una distinzione sostanziale che, forse inconsapevolmente, usando terminologie in uso nel precedente secolo ricorda una differenza di classe e quindi di attenzione reale politica tra le risposte fornite ai medici e alle altre professioni della dirigenza sanitaria e a quelle fornite alle altre professioni del comparto.
Ne è prova il recente manifesto della Federazione Nazionale Infermieri con cui si evidenziava il profondo iato tra le solenni parole di riconoscimento dell’eroico ruolo degli infermieri nella vicenda pandemica e gli scarsi ed inadeguati riconoscimenti nei fatti sia economi che normativi…”.
(da Quotidiano Sanità ‘La lunga marcia degli infermieri e i tanti ostacoli ancora da superare’
di Saverio Proia del 25/1/22)
A voi le riflessioni, buona lettura e scusate la lungaggine ma siamo davvero delusi.